UN FENOMENO EMERGENTE : IL BULLISMO
Il termine BULLISMO deriva dall'inglese “bullying” e si riferisce ad un'oppressione psicologica o fisica ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona o da un gruppo di persone nei confronti di un'altra percepita come debole.
Il bullismo viene considerato una sottocategoria del comportamento aggressivo, con alcune caratteristiche distintive:
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intenzionalità ( il bullo mira a ferire, offendere, arrecare danno o disagio);
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persistenza nel tempo ( il bullismo continua per un lungo periodo, mesi o addirittura anni);
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asimmetria di potere (nella relzione il bullo è più forte e la vittima è più debole spesso incapace di difendersi).
Si riconoscono principalmente due forme di bullismo:
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BULLISMO DIRETTO: si divide in fisico ( il bullo colpisce la vittima con calci, la spinge, la può molestare sessualmente, ecc.) e verbale ( il bullo denigra la vittima, la offende, le dà appellativi poco carini);
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BULLISMO INDIRETTO : Troviamo il bullismo psicologico (esclude la vittima dal gruppo, mettendo spesso voci false sul suo conto) e Cyberbullying ( o bullismo elettronico ; il bullo invia messaggi continui al cellulare della vittima, molestandola, inserisce video personali senza autorizzazione alcuna, al fine di mettere in difficoltà o in forte disagio la vittima).
Gli “attori “ che prendono parte agli episodi di bullismo possono rientrare in tre grandi categorie:
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IL BULLO (dominante o gregario) : secondo Olweus (1993) è caratterizzato da un comportamento aggressivo verso i coetanei e verso gli adulti, mostra scarsa empatia per la vittima e spesso è connotato da un forte bisogno di dominare gli altri ( Coie et al., 1991; Boulton e Underwood, 1992). Molte ricerche indicano che i maschi hanno più probabilità delle femmine di essere coinvolti (Olweus, 1993; Whitney e Smith, 1993; Genta et al., 1996).
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la VITTIMA ( passiva o sottomessa ), che subisce le prepotenze solitamente è più ansiosa e insicura degli altri studenti (Olweus, 1993; Perry, Kusel e Perry, 1988; Kochenderfer e Ladd, 1997), se attaccata reagisce piangendo e chiudendosi in se stessa. Soffre spesso di scarsa autostima e ha un’opinione negativa di sé e delle proprie competenze (Boulton e Smith, 1994). Solitamente la vittima vive in condizione di isolamento ed esclusione nella classe. Le conseguenze possono essere gravissime, in alcuni casi arriva a compiere gesti estremi come suicidarsi.
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SOGGETTI DI CONTROLLO o ESTERNI si tratta di coloro che a nessun titolo sono coinvolti nel fenomeno.
Il bullismo non deve essere sottovalutato e non si deve confondere con i piccoli conflitti fra coetanei; non è un problema che riguarda solo la vittima e il bullo ma la società intera. Il fenomeno del bullismo può assumere forme differenti, coinvolgendo sia maschi che femmine, e spesso riesce a passare inosservato agli occhi degli adulti. Non sempre è semplice individuare le cause sottostanti, e di volta in volta vengono accusate la scuola, la famiglia o la società, le quali, a loro volta, tendono a delegare interventi e responsabilità l’una all’altra, innescando una sorta di circolo vizioso. Sicuramente il modo migliore per affrontare questo fenomeno è quello della prevenzione alla base della quale c’è la promozione di un clima culturale, sociale ed emotivo in grado di scoraggiare sul nascere i comportamenti di prevaricazione e prepotenza.
La scuola è il primo luogo di relazioni sociali per i bambini e, in virtù del suo ruolo educativo, ha la responsabilità di farsi portavoce di alcuni valori che possono aiutare a prevenire il bullismo, come promuovere la conoscenza reciproca, favorire l’autostima dei ragazzi, insegnare l’apertura verso la diversità e il rispetto degli altri, insegnare ad affrontare i conflitti invece di negarli, spiegare l’importanza del rispetto di regole di convivenza condivise.