IL GIOCO

06.02.2015 11:20

Il gioco è una delle attività umane in grado di generare soddisfazione e piacere. I bambini fanno del gioco la loro occupazione principale : attraverso il gioco trovano soluzioni nuove di adattamento alla realtà che li circonda. Ciò che il bambino impara durante il gioco simbolico è la sua idea o l'essenza di quel ruolo e non le competenze e funzioni specifiche.

La pedagogia riconosc al gioco la sua natura eduativa che contribuisce ad arricchire ed armonizzare lo sviluppo intellettuale e sociale. Il momento ludico abbraccia un significato :

- BIOLOGICO : il gioco stimola l'attività psicomotoria del bambino e ne sviluppa strutture e funzioni;

- PSICOLOGICO : il gioco diventa una sperimentazione"attiva"ricca di informazioni utili alla sa formazione psicologica e alla definizione di sè;

- SOCIALE : il gioco è inteso come momento in cui il bambino si inserisce nella cultura di appartenenza e impara a conoscere se stesso, le regole e la realtà oggettiva. La socializzazione diventa un momento di interazione determinante nell'apprendimento ludico.

Il gioco, dunque, è un fenomeno  umano che si manifesta con attività originate da un bisogno naturale di operare, di cimentarsi, di affrontare difficoltà, di riuscire a compiere determinate imprese, di contrapporsi al proprio simile, di superare con tenacia o con astuzia o con qualità motorie ostacoli o quant’altro possa costituire un obiettivo ambito, piacevole, difficile o fantasioso.

In ambito motorio, il gioco è considerato un mezzo di ginnastica spontanea, libera da schemi precisati, con un forte potenziale educativo.
Il gioco è educativo per una serie di motivi e caratteristiche:
– attraverso l’esercizio ludico il bambino può esprimere, in un ambiente psicologicamente libero, gli impulsi e i moti del suo animo;
– il gioco dà al bambino la possibilità di far esplodere le sue energie e quindi assolve funzione di riequilibratore delle condizioni biologiche;
– permette di rivelare la natura psicologica dei bambini attraverso le loro inclinazioni temperamentali, fornendo all’educatore la possibilità di interventi adeguati al loro comportamento;
– il gioco, fondamentalmente, è costituito da attività piacevoli ed attese e quindi, se fatto bene, nel momento propizio, allenta la tensione e la noia e come tale può essere educativo;
– assume spesso un contenuto di educazione alla salute poiché è un rilevante attivatore delle grandi funzioni dell’organismo.

Si genera un maggiore impegno dell’intelligenza, dell’attenzione, del pensiero e della volontà, il che concorre a migliorare tali qualità della mente.

Il bambino poi, nell’esplicazione del gioco collettivo, trova nei compagni una rispondenza che nasce dalle affinità psichiche e fisiche.
I giochi, oltre a migliorare la struttura fisiologica del bambino, perfezionano la psicomotricità e naturalmente, assieme al sistema nervoso motore, interessano anche il sistema muscolare e quello articolare.

 

BREVI CENNI DEL GIOCO IN PEDAGOGIA

 

L'idea di introdurre il gioco in campo educativo risale a ROUSSEAU ma prima di lui  GRECI  e ROMANI l'avevano riconosciuta come materia di studio 

( teorica nel senso che si imparavano molte regole e pratica nel senso che si svolgevano esercizi ginnici). Con i pedagogisti moderni, come PESTALOZZI, 

HERBART E FROEBEL, il gioco assume un'impostazione psicologica ed educativa. La MONTESSORI invece ha cercato di graduare il materiale ludico alla

 maturità psicologica del bambino che viene educato a riconoscere , attraverso il gioc, le sue diverse attività senso-motorie. Infine DEWEY, DECROLY e 

CLEPARèDE hanno cercato di fare del gioco un mezzo per sviluppare integralmente la vita psico-fisica del bambino.

 

 


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